Adriblastina - Soluzione (uso Interno)

    Ultimo aggiornamento: 29/07/2024

    Cos'è Adriblastina - Soluzione (uso Interno)?

    Adriblastina - Soluzione (uso Interno) è un farmaco a base del principio attivo Doxorubicina Cloridrato, appartenente alla categoria degli Antineoplastici antibiotici citotossici e nello specifico Antracicline e sostanze correlate. E' commercializzato in Italia dall'azienda Pfizer S.r.l..

    Adriblastina - Soluzione (uso Interno) può essere prescritto con Ricetta OSP - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile.


    Confezioni

    Adriblastina ev 1 flacone soluz. iniett. 10 mg/5 ml
    Adriblastina ev 1 flacone soluz. iniett. 200 mg/100 ml
    Adriblastina ev 1 flacone soluz. iniett. 50 mg/25 ml

    Informazioni commerciali sulla prescrizione

    Titolare: Pfizer Italia S.r.l.
    Concessionario: Pfizer S.r.l.
    Ricetta: OSP - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile
    Classe: H
    Principio attivo: Doxorubicina Cloridrato
    Gruppo terapeutico: Antineoplastici antibiotici citotossici
    ATC: L01DB01 - Doxorubicina
    Forma farmaceutica: soluzione (uso interno)


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    Indicazioni

    Perché si usa Adriblastina? A cosa serve?
    Adriblastina ha dato risultati positivi inducendo regressione in varie malattie neoplastiche quali: carcinoma della mammella, del polmone, della vescica avanzato, della tiroide, dell'ovaio; osteosarcoma e sarcoma dei tessuti molli, linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin, neuroblastoma, tumore di Wilms, leucemia linfoblastica acuta, leucemia mieloblastica acuta.
    Risultati positivi si sono ottenuti anche in altri tipi di tumori solidi, ma lo studio è ancora troppo limitato per giustificare indicazioni specifiche.

    Posologia

    Come usare Adriblastina: Posologia
    Posologia
    Per somministrazione endovenosa.
    Quando Adriblastina è impiegata come unico agente antiblastico la dose consigliata negli adulti è di 60-75 mg/m2 di superficie corporea da somministrarsi per iniezione E.V. a intervalli di 21 gg. compatibilmente con le condizioni ematomidollari. La dose inferiore (60 mg/m2) è raccomandata per i pazienti con riserve midollari ridotte dovute ad età avanzata, terapie precedenti, o infiltrazione neoplastica midollare. La dose di 60-75 mg/m² può essere somministrata in una unica iniezione o suddivisa in 2-3 gg. consecutivi. Specialmente per l'età pediatrica è stata suggerita una posologia alternativa di 30 mg/m²/die E.V. per tre giorni consecutivi; tale ciclo è da ripetersi ogni 4 settimane. La dose cumulativa di Adriblastina per via E.V., indipendentemente dallo schema di somministrazione, non deve superare i 550 mg/m2 di superficie corporea (vedere paragrafo 4.4). Adriblastina è attualmente impiegata estensivamente anche in polichemioterapia a dosi usuali di 25-50 mg/m2 ogni 3-4 settimane in combinazione con altri agenti dotati di azione mielodepressiva e a dosi di 60-75 mg/m2 se combinata con altri farmaci che non presentano tossicità midollare. Il dosaggio di Adriblastina deve essere ridotto in quei pazienti che presentano una compromissione della funzionalità epatica, onde evitare un aumento della tossicità globale. In linea di massima quando i livelli ematici di bilirubina si aggirano su 1,2-3 mg/100 ml e la ritenzione della bromosulfonftaleina (BSF) è del 9-15%, si raccomanda di somministrare metà della normale dose di Adriblastina. Se i livelli di bilirubinemia e la ritenzione di BSF sono ancora più elevati, si raccomanda di somministrare un quarto della normale dose. Una moderata compromissione della funzionalità renale non sembra essere un motivo per modificare le dosi raccomandate, data la bassa escrezione di Adriblastina attraverso l'emuntorio renale.
    Modo di somministrazione
    Adriblastina Soluzione Iniettabile non è attiva per via orale e non deve essere somministrata per via intramuscolare o intratecale. La somministrazione viene fatta per iniezione endovenosa e, nel caso di trattamento locoregionale dei tumori, per infusione endoarteriosa lenta. È opportuno eseguire la somministrazione endovenosa nell'arco di 5-10 minuti attraverso il tubolare di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l'ago sia perfettamente in vena.
    Questa tecnica riduce il pericolo di trombosi e di stravaso perivenoso, evento che può condurre a grave cellulite o necrosi.
    Una sclerosi venosa può essere osservata quando l'iniezione sia eseguita in piccoli vasi o venga ripetuta nella stessa vena.

    Controindicazioni

    Quando non dev'essere usato Adriblastina
    • ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
    • ipersensibilità ad altre antracicline o antracenedioni.
    Uso endovenoso:
    • mielosoppressione persistente
    • grave insufficienza epatica
    • grave insufficienza miocardica
    • infarto miocardico recente
    • grave aritmia
    • pregresso trattamento con le massime dosi cumulative di doxorubicina, daunorubicina, epirubicina, idarubicina e/o di altre antracicline e antracenedioni (vedere paragrafo 4.4)

    Avvertenze speciali e precauzioni di impiego

    Cosa serve sapere prima di prendere Adriblastina
    Generali. Adriblastina deve essere somministrata sotto la supervisione di medici esperti nella chemioterapia antitumorale.
    Prima di iniziare il trattamento con Adriblastina, i pazienti devono recuperare dalla tossicità acuta da precedente terapia citotossica (stomatite, neutropenia, trombocitopenia e infezioni generalizzate).
    La clearance sistemica di doxorubicina risulta ridotta nei pazienti obesi.
    Funzionalità cardiaca. La cardiotossicità è un rischio del trattamento con le antracicline che si può manifestare con eventi acuti o ritardati.
    Tossicità acuta. La cardiotossicità immediata della doxorubicina si manifesta principalmente con tachicardia sinusale e/o alterazioni del tracciato ECG, come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. Sono stati inoltre segnalati: tachiaritmia, incluse contrazioni ventricolari premature e tachicardia ventricolare, bradicardia, blocco atrioventricolare e blocco di branca. Tali effetti solitamente non anticipano il successivo manifestarsi di cardiotossicità ritardata, hanno raramente rilevanza clinica e generalmente non determinano l'interruzione del trattamento con doxorubicina.
    Tossicità ritardata. La cardiotossicità ritardata solitamente si manifesta tardi nel corso del trattamento o entro i 2-3 mesi successivi alla fine del trattamento, ma sono stati anche segnalati eventi che si manifestano più tardi, dopo diversi mesi o anni dalla fine della terapia. La cardiomiopatia ritardata si manifesta mediante una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) e/o segni e sintomi di scompenso cardiaco congestizio quali dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia, epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di galoppo. Sono stati inoltre segnalati effetti subacuti come pericardite/miocardite. Lo scompenso cardiaco potenzialmente fatale rappresenta la forma più grave di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicità che limita le dosi cumulative del medicinale.
    La funzione cardiaca deve essere valutata prima di iniziare il trattamento con doxorubicina e deve essere monitorata durante la terapia per minimizzare il rischio di un grave danno cardiaco. Tale rischio può essere ridotto con un monitoraggio regolare della LVEF durante il trattamento e l'immediata sospensione della terapia al comparire del primo segno di compromissione della funzionalità cardiaca. I metodi quantitativi indicati per il controllo regolare della funzionalità cardiaca (valutazione della LVEF) sono il MUGA scan (multi-gated radionuclide angiography) o l'ecocardiografia. La valutazione della funzionalità cardiaca al basale con ECG e MUGA scan, o ecocardiografia, è raccomandata soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per un'aumentata cardiotossicità. La valutazione ripetuta della LVEF mediante ecocardiografia o MUGA deve essere effettuata soprattutto con dosi cumulative elevate di antracicline. La tecnica di monitoraggio utilizzata deve essere coerente durante il periodo di follow-up.
    La probabilità di sviluppare scompenso cardiaco congestizio, valutata intorno all'1-2% con una dose cumulativa di 300 mg/m2, aumenta lentamente fino alla dose cumulativa totale di 450-550 mg/m2. Superata tale dose, il rischio di sviluppare scompenso cardiaco congestizio aumenta considerevolmente. Si raccomanda pertanto di non superare la dose cumulativa totale di 550 mg/m2.
    I fattori di rischio per la tossicità cardiaca comprendono una malattia cardiovascolare in atto o silente, una terapia radiante precedente o concomitante sull'area mediastinica pericardica, un precedente trattamento con antracicline o antracenedioni e l'uso concomitante di medicinali che sopprimono la contrattilità cardiaca o di medicinali cardiotossici (ad es. il trastuzumab). Le antracicline, compresa la doxorubicina, non devono essere somministrate in associazione ad altri agenti cardiotossici a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non venga attentamente monitorata (vedere paragrafo 4.5). I pazienti che assumono antracicline dopo l'interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, ed in particolar modo con quelli che hanno una lunga emivita come il trastuzumab, possono essere anche esposti ad un aumentato rischio di comparsa di cardiotossicità. È stato riportato che il trastuzumab ha una emivita variabile. Trastuzumab può persistere nel sistema circolatorio fino a 7 mesi. Pertanto, se possibile, i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 7 mesi dopo la fine del trattamento con trastuzumab. Se vengono utilizzate antracicline prima di questo tempo, la funzionalità cardiaca del paziente deve essere attentamente monitorata.
    La funzionalità cardiaca deve essere attentamente monitorata nei pazienti che assumono dosi cumulative elevate e in quelli con fattori di rischio. Tuttavia, la cardiotossicità con doxorubicina può verificarsi con dosi cumulative più basse in presenza o in assenza di fattori di rischio per la tossicità cardiaca.
    Popolazione pediatrica
    I bambini e gli adolescenti, in seguito a somministrazione di doxorubicina, risultano esposti ad un rischio maggiore di comparsa ritardata della cardiotossicità. In particolare, quelli di sesso femminile possono essere esposti a un rischio maggiore rispetto a quelli di sesso maschile. Si raccomanda di effettuare periodicamente esami cardiaci per monitorare tale effetto.
    É probabile che la tossicità di doxorubicina e delle altre antracicline e antracenedioni sia additiva.
    Tossicità embrio-fetale
    La doxorubicina può causare genotossicità. I pazienti di sesso maschile e femminile devono usare un metodo contraccettivo efficace durante e per un periodo successivo al trattamento con doxorubicina. I pazienti che desiderano avere figli dopo il completamento della terapia devono essere informati di richiedere una consulenza genetica, se opportuno e possibile (vedere paragrafi 4.6 e 5.3).
    Tossicità ematologica. Doxorubicina, come tutti gli altri medicinali citotossici, può indurre mielodepressione. Prima e durante ogni ciclo di terapia con doxorubicina deve essere valutato il profilo ematologico, incluso la conta differenziale dei globuli bianchi (WBC). La tossicità ematologica si manifesta prevalentemente con leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) reversibili e dose dipendenti che rappresentano le manifestazioni più comuni di tossicità acuta dose-limitante di questo medicinale. La leucopenia e la neutropenia raggiungono il nadir solitamente tra i 10 ed i 14 giorni successivi alla somministrazione del medicinale; tuttavia, la conta dei globuli bianchi/neutrofili torna generalmente ai livelli normali entro il 21° giorno. Si possono inoltre riscontrare trombocitopenia ed anemia. Le conseguenze cliniche della mielosoppressione grave sono: febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale, o decesso.
    Leucemia secondaria. Sono stati riportati casi di leucemia secondaria, con o senza fase preleucemica, nei pazienti trattati con antracicline (inclusa la doxorubicina). La leucemia secondaria è più comune quando questi medicinali vengono somministrati in combinazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, in combinazione con la radioterapia, quando i pazienti sono stati pesantemente pretrattati con farmaci citotossici, o quando le dosi di antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza che varia da 1 a 3 anni.
    Tratto gastrointestinale. Doxorubicina induce emesi. Una mucosite/stomatite di solito compare immediatamente dopo l'inizio del trattamento e, se grave, può progredire in pochi giorni ad ulcerazioni delle mucose. Il recupero da questi eventi avversi avviene per la maggior parte dei pazienti entro la terza settimana di terapia.
    Funzionalità epatica. La principale via di eliminazione di doxorubicina è rappresentata dal sistema epatobiliare. La bilirubina sierica totale deve essere valutata prima e durante il trattamento con doxorubicina. I pazienti con livelli di bilirubina elevati possono avere una clearance della doxorubicina ridotta associata ad un conseguente aumento della tossicità globale. Si raccomanda di ridurre il dosaggio in questi pazienti. I pazienti affetti da grave insufficienza epatica non devono assumere doxorubicina (vedere paragrafo 4.3).
    Effetti al sito di iniezione. L'iniezione in un piccolo vaso o iniezioni precedenti effettuate nella stessa vena può determinare flebosclerosi. Il rischio di flebiti/tromboflebiti al sito di iniezione può essere minimizzato seguendo la procedura raccomandata per la somministrazione (vedere paragrafo 4.2).
    Stravaso. Lo stravaso di doxorubicina durante l'iniezione endovenosa può determinare dolore locale, lesioni tissutali gravi (comparsa di vesciche, cellulite grave) e necrosi. Se durante la somministrazione endovenosa di doxorubicina dovessero comparire segni o sintomi di stravaso, l'infusione del medicinale deve essere interrotta immediatamente.
    Sindrome da lisi tumorale. Doxorubicina può determinare iperuricemia come conseguenza dell'esteso catabolismo delle purine associato alla rapida lisi delle cellule tumorali indotta dal medicinale (“sindrome da lisi tumorale“). I livelli ematici di acido urico, potassio, calcio fosfato e creatinina devono essere valutati dopo l'inizio del trattamento. L'idratazione, l'alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l'uricemia possono minimizzare le potenziali complicanze della sindrome da lisi tumorale.
    Effetti immunosoppressori/Aumentata suscettibilità alle infezioni. La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati in pazienti immunocompromessi dagli agenti chemioterapici inclusa la doxorubicina, possono determinare infezioni gravi o fatali. La vaccinazione con un vaccino vivo deve essere evitata nei pazienti che assumono doxorubicina. I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati; tuttavia, la risposta a tali vaccini potrebbe essere ridotta.
    Altro. La doxorubicina può intensificare gli effetti tossici di altri farmaci anticancro. Sono stati riportati casi di esacerbazione della cistite emorragica indotta da ciclofosfamide ed un aumento della tossicità epatica associata alla 6-mercaptopurina. Sono state inoltre riportate altre tossicità indotte da radiazioni (miocardio, mucose, pelle e fegato).
    Come con altri agenti citotossici, in concomitanza con l'utilizzo di doxorubicina sono stati riportati casi di tromboflebiti e di fenomeni tromboembolici (in alcuni casi fatale), inclusa l'embolia polmonare.
    Il prodotto, come del resto la maggior parte dei farmaci antitumorali ed immunosoppressori, ha dimostrato proprietà cancerogena negli animali in particolari condizioni sperimentali.
    Adriblastina può determinare una colorazione rossa delle urine fino a 1-2 giorni dopo la somministrazione.
    In pazienti con leucemia acuta non linfocitica trattati con polichemioterapia comprendente doxorubicina e citarabina per 3 giorni consecutivi possono osservarsi ulcerazioni e necrosi del colon; tali eventi possono condurre all'exitus per emorragia o infezioni intercorrenti.
    Informazioni importanti su alcuni eccipienti:
    Adriblastina 10 mg/5 ml (2 mg/ml) soluzione iniettabile contiene 17,7 mg di sodio in ciascun flaconcino da 5 ml, equivalente a 0,9% dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
    Adriblastina 50 mg/25 ml (2 mg/ml) soluzione iniettabile contiene 88,5 mg di sodio in ciascun flaconcino da 25 ml, equivalente a 4,4% dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
    Adriblastina 200 mg/100 ml (2 mg/ml) soluzione iniettabile contiene 354 mg di sodio in ciascun flaconcino da 100 ml, equivalente a 17,7% dell'assunzione massima giornaliera raccomandata dall'OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.

    Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione

    Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto di Adriblastina
    La doxorubicina è un importante substrato del citocromo P450 CYP3A4 e CYP2D6 e della glicoproteina P. Sono state riportate delle reazioni clinicamente significative con gli inibitori del CYP3A4, del CYP2D6, e/o della P-gp (come il verapamil), che hanno determinato un aumento della concentrazione e dell'effetto clinico della doxorubicina. Gli induttori del CYP3A4 (ad es. il fenobarbitale, la fenitoina, l'Erba di San Giovanni) e gli induttori della glicoproteina P possono ridurre la concentrazione della doxorubicina.
    L'aggiunta della ciclosporina alla doxorubicina può comportare un incremento dell'area sotto la curva concentrazione-tempo (AUC) sia per la doxorubicina che per il doxorubicinolo, forse dovuto ad una riduzione della clearance del farmaco precursore e ad una riduzione del metabolismo del doxorubicinolo. Dati di letteratura suggeriscono che l'aggiunta della ciclosporina alla doxorubicina causa una tossicità ematologica più intensa e prolungata rispetto a quella osservata con la sola doxorubicina. Sono stati inoltre descritti coma e attacchi epilettici associati a somministrazione concomitante di ciclosporina e doxorubicina.
    Adriblastina Soluzione Iniettabile non deve essere mescolata con eparina in quanto questi farmaci presentano incompatibilità chimica ed in certe proporzioni formano un precipitato.
    Adriblastina Soluzione Iniettabile viene usata anche in associazione ad altri chemioterapici antitumorali. É possibile che gli effetti tossici si sommino a quelli degli altri farmaci soprattutto per quanto concerne gli effetti sul midollo osseo/ematologici e gastrointestinali (vedere paragrafo 4.4). É necessario monitorare la funzionalità cardiaca durante il trattamento quando doxorubicina viene somministrata in combinazione chemioterapica con altri medicinali potenzialmente cardiotossici, o con altri composti cardioattivi (ad es. i calcioantagonisti).
    É assolutamente sconsigliabile mescolare contemporaneamente più farmaci nella stessa siringa.
    Il paclitaxel, quando è somministrato prima di Adriblastina, può causare un aumento delle concentrazioni plasmatiche di doxorubicina e/o dei suoi metaboliti. Dati certi mostrano che, quando Adriblastina è somministrata prima del paclitaxel, questo effetto è minore.
    Durante il trattamento concomitante con sorafenib 400 mg due volte al giorno, sono stati osservati sia degli aumenti (21% e 47%) sia nessuna modifica dell'AUC di doxorubicina. Il significato clinico di questi risultati non è noto.


    Interazioni riportate su letteratura scientifica internazionale
    Prima di prendere "Adriblastina - Soluzione (uso Interno)" insieme ad altri farmaci come “BCG-Medac”, “Fluenz Tetra”, “Herceptin - Fiale Flaconcini Fialoidi”, “Herceptin - Polvere”, “Herzuma”, “Kanjinti”, “M-M-Rvaxpro”, “Ogivri”, “Oncotice”, “Ontruzant”, “Phesgo”, “Priorix Tetra”, “Priorix”, “Proquad”, “Qdenga”, “Rotarix”, “Rotateq”, “Stamaril”, “Trazimera”, “Varilrix”, “Varivax”, “Vaxchora”, “Zercepac”, “Zostavax”, etc.., chiedi al tuo al tuo medico o farmacista di fiducia di verificare che sia sicuro e non dannoso per la tua salute ...

    Fertilità, gravidanza e allattamento

    Fertilità
    Adriblastina può causare infertilità nelle donne durante il trattamento. Adriblastina può causare amenorrea. L'ovulazione e le mestruazioni sembrano tornare dopo la fine del trattamento, sebbene può verificarsi la comparsa di menopausa prematura.
    Adriblastina è mutagena e può determinare un danno cromosomiale negli spermatozoi umani. L'oligospermia o l'azospermia può essere permanente; tuttavia, è stato riportato che in alcuni casi la conta degli spermatozoi torna ad essere nella norma. Questo può accadere diversi anni dalla fine del trattamento. Gli uomini che sono in trattamento con Adriblastina devono fare uso di metodi contraccettivi efficaci. Prima del trattamento, sia gli uomini che le donne devono richiedere una consulenza sui metodi che consentono di preservare la fertilità.
    Gravidanza
    Studi in vivo ed in vitro hanno dimostrato il potenziale embriotossico di doxorubicina. Doxorubicina, somministrata nei ratti femmina prima e durante l'accoppiamento, la gravidanza e l'allattamento, si è dimostrata tossica sia per la madre sia per il feto.
    Doxorubicina, somministrata durante la gravidanza, è stata associata a danno fetale. Le pazienti che assumono doxorubicina durante la gravidanza o che rimangono incinte durante il trattamento con doxorubicina, devono essere informate circa il potenziale rischio per il feto.
    Donne in età fertile/Contraccezione nei pazienti di sesso maschile e femminile
    Le donne in età fertile devono essere informate della necessità di evitare una gravidanza durante il trattamento e di utilizzare metodi contraccettivi efficaci durante tale periodo e per almeno 6 mesi e 10 giorni dopo l'ultima dose. Gli uomini con partner di sesso femminile in età fertile devono essere informati sulla necessità di utilizzare un metodo contraccettivo efficace durante il trattamento con doxorubicina e per almeno 3 mesi e 10 giorni dopo l'ultima dose (vedere paragrafo 4.4).
    Allattamento
    La doxorubicina è escreta nel latte materno (vedere paragrafo 5.2). A causa delle potenziali reazioni gravi nei lattanti determinate dalla doxorubicina, le donne non devono allattare al seno durante il trattamento con doxorubicina e per almeno 10 giorni dopo l'ultima dose.

    Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari

    Gli effetti di doxorubicina sulla capacità di guidare o di usare macchinari non sono stati valutati sistematicamente.

    Effetti indesiderati

    Quali sono gli effetti collaterali di Adriblastina
    Mielodepressione e cardiotossicità sono i due effetti collaterali di maggiore importanza (vedere paragrafo 4.4)
    L'alopecia rappresenta il sintomo collaterale più frequente comparendo in circa l'86% dei casi trattati. É accompagnata da arresto della crescita della barba nel maschio, ma è reversibile al termine del trattamento.
    Una stomatite può comparire dopo circa 5-10 giorni dall'inizio del trattamento; essa è caratterizzata da aree di erosione dolenti e localizzate particolarmente lungo i margini laterali della lingua ed a livello della mucosa sublinguale. La sua frequenza e gravità sono risultate maggiori con gli schemi di dosaggio che prevedono la somministrazione di Adriblastina per tre giorni consecutivi.
    Le reazioni avverse riportate in associazione con la terapia con doxorubicina sono elencate qui sotto in base alla classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA e alla frequenza. Le frequenze sono così definite: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (≥1/10.000, <1/1.000), molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
    Tabella delle reazioni avverse
    Infezioni ed infestazioni
    Molto comune
    Infezione
    Comune
    Sepsi, setticemia
    Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi)
    Non nota
    Leucemia linfocitica acuta, leucemia mieloide acuta
    Patologie del sistema emolinfopoietico
    Molto comune
    Leucopenia, neutropenia, anemia, trombocitopenia
    Disturbi del sistema immunitario
    Non nota
    Reazione anafilattica, shock anafilattico
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione
    Molto comune
    Appetito ridotto
    Non nota
    Disidratazione, iperuricemia
    Patologie dell'occhio
    Comune
    Congiuntivite
    Non nota
    Cheratite, lacrimazione aumentata
    Patologie cardiache
    Comune
    Insufficienza cardiaca congestizia, tachicardia sinusale
    Non nota
    Blocco atrioventricolare, tachiaritmia, blocco di branca
    Patologie vascolari
    Non comune
    Embolia
    Non nota
    Shock, emorragia, tromboflebite, flebite, vampate di calore
    Patologie gastrointestinali
    Molto comune
    Infiammazione della mucosa/stomatite, diarrea, vomito, nausea, colite
    Comune
    Esofagite, dolore addominale
    Non nota
    Emorragia gastrointestinale, gastrite erosiva, colite, alterazione del colore della mucosa
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
    Molto comune
    Sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare, alopecia
    Comune
    Orticaria, eruzione cutanea, iperpigmentazione della cute, iperpigmentazione delle unghie
    Non nota
    Reazione di fotosensibilità, reazione di richiamo, prurito, patologia della cute
    Patologie renali e urinarie
    Non nota
    Cromaturiaa
    Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella
    Non nota
    Amenorrea, azoospermia, oligospermia
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
    Molto comune
    Piressia, astenia, brividi
    Comune
    Reazione in sede di infusione
    Non nota
    Malessere
    Esami diagnostici
    Molto comune
    Frazione di eiezione ridotta, elettrocardiogramma anormale, transaminasi anormali, peso aumentatob
    aPer uno o due giorni dopo la somministrazione
    bRiportato in pazienti con carcinoma mammario iniziale trattate con terapia adiuvante a base di doxorubicina (studio NSABP B-15)
    Segnalazione delle reazioni avverse sospette
    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

    Sovradosaggio

    Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Adriblastina
    Un sovradosaggio acuto di doxorubicina può provocare una grave mielosoppressione (soprattutto leucopenia e trombocitopenia), effetti tossici gastrointestinali (soprattutto mucositi) e alterazioni cardiache acute.

    Scadenza

    2 anni

    Conservazione

    Conservare in frigorifero (2°C - 8°C).
    Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.
    La soluzione per iniezione, conservata in frigorifero, può presentarsi sotto forma di gel. Tale prodotto gelificato, trascorse 2 o al massimo 4 ore a temperatura ambiente controllata (15-25°C), si presenterà nuovamente come soluzione da leggermente viscosa a molto fluida.

    Farmaci Equivalenti

    I farmaci equivalenti di Adriblastina - Soluzione (uso Interno) a base di Doxorubicina Cloridrato sono: Adriblastina - Polvere, Caelyx, Doxorubicina Accord Healthcare Italia, Doxorubicina Aurobindo, Doxorubicina Hikma, Doxorubicina Teva

    Foglietto Illustrativo


    Fonti Ufficiali


    Servizi Avanzati


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